Video-sondaggio SOTG. Un giocatore italiano su tre pronto a rischiare la “difesa estrema”

5 Ottobre 2016 | Ultimate

Più di un giocatore italiano di Ultimate su tre ha qualche problema a distinguere un contatto accidentale da uno falloso. È questo il dato che emerge dallo screening delle risposte pervenute al video-sondaggio proposto dalla Commissione SOTG nei mesi scorsi: oltre il 33% degli intervistati non ha ritenuto che l’azione presa in esame fosse pericolosa o fallosa, definendola legale e normale contatto di gioco.

Restringendo il campo alle risposte ricevute esclusivamente da giocatori esperti (con una o più presenze nelle squadre nazionali, come giocatori e/o da tecnici), la percentuale sale al 50%. Un dato che deve far riflettere.

Eppure tre anni fa, di questo filmato si era già dibattuto sul forum della WFDF dedicato al regolamento. La risposta ufficiale della federazione mondiale era stata netta: è fallo del difensore bianco, oppure un offsetting foul, quindi non è una difesa regolare.

Ma a giudicare dalle risposte ricevute, l’Ultimate italiano si trova ancora a dover fare i conti con una ben radicata cultura calcistica. L’esempio? Questa risposta: “Per quanto l’azione abbia portato a uno scontro, il giocatore bianco è andato sul disco”.

Non sarà semplice modificare questa logica di fondo, che porta in dote i desolanti piazzamenti nei piani bassi delle classifiche Sotg di quasi tutte le competizioni internazionali, compensandola con la conoscenza delle regole del nostro sport. Perché, altro spunto di riflessione, non solo un giocatore italiano su tre sostiene la tesi dell’azione legale, ma alla richiesta di giustificare a termini di regolamento questa lettura, ha dato risposte vaghe e non basate sulla reale conoscenza dello stesso.

 

“THIS SHOULD NOT BE CONSIDERED TO BE A BLOCK AND A TURNOVER”

Nel luglio 2013 a Rueben Berg, Chairman della WFDF Ultimate Rules Sub-committee, venne chiesto un parere sulle stesse immagini che la Commissione Sotg della Fifd ha proposto ai giocatori italiani (http://rules.wfdf.org/discussions/video/61-this-has-been-bothering-a-lot-of-people-on-ed).
Berg aveva risposto senza lasciare spazio a interpretazioni: “Questo sembra essere un fallo del difensore bianco, o al massimo un fallo contemporaneo. Ma non va considerato come un intercetto e conseguente turnover”.

In riferimento, aveva citato le regole 12.8, 12.9, 17.1.1 e 17.2.1: “Le regole 17.1.1 e 17.2.1 chiariscono che non è rilevante il fatto che il difensore abbia toccato il disco prima che il contatto avvenisse” aveva scritto Berg, “in quanto lo stesso è avvenuto durante il tentativo di raggiungere il disco e sembra anche costituire gioco pericoloso”.

Il chairman della Commissione regolamento WFDF ha poi chiarito gli aspetti regolamentari relativi all’eventualità del fallo contemporaneo (offsetting foul) chiamando in causa la regola 17.10.1 e 17.10.2.

“Dal video sembra che sia il difensore a iniziare il contatto” ha spiegato Berg, “e quindi responsabile dello scontro. Tuttavia è possibile che entrambi i giocatori possano aver iniziato il contatto, in quel caso si tratterebbe di fallo contemporaneo”.

Risolti definitivamente tutti i dubbi in materia di regolamento, andiamo ad analizzare le risposte degli atleti italiani.

 

IL “GIOCO MASCHIO”, LA “SPORTELLATA” E ALTRI MITI ITALIANI

Come detto, il 35% degli intervistati non ha saputo riconoscere l’azione fallosa nel video proposto. O meglio, pur essendo innegabile il contatto, hanno ritenuto legittimo l’intervento del difensore: “E’ andato sul disco, non è gioco pericoloso”; oppure: “Secondo me non bisognava chiamare nulla” sono frasi che in diverse forme sono presenti in molte risposte, segno evidente che la tendenza sia quella di tollerare (e quindi aspettarsi che venga tollerata) una buona dose di fisicità nel gioco, e a tollerarla per diversi motivi.

Analizzando tutte le risposte ricevute, potremmo dividerle secondo quattro macroscopici errori:

accettazione del contatto fisico come parte integrante del gioco;

valutazione di intervento sul disco in anticipo, ovvero il contatto con il frisbee  giustifica quello successivo tra giocatori;

chiamata “marcia” dell’attaccante che, anticipato dal difensore (vuoi per la superficie, vuoi per il lancio fuori misura del compagno), cerca di evitare il turnover;

valutazione soggettiva della pericolosità, quindi libera interpretazione a seconda dei casi.

Tutte queste tendenze spesso coprono una scarsa conoscenza del regolamento: le regole sono interpretabili, quindi non sono chiare, quindi non possiamo dire se l’azione fosse legale o meno. Risultato? I giocatori non danno priorità alle regole, ma all’esito dell’azione.

 

L’AGONISMO GIUSTIFICA QUALSIASI MEZZO?

Purtroppo questa eccessiva tolleranza al contatto fisico porta a mettere l’agonismo al di sopra del regolamento. Un ragionamento pericolosissimo, perché se non  limitato da rigidi paletti, l’eccesso di foga e di competitività  portano ad agire in maniera incurante rispetto alle possibili conseguenze fisiche.

L’agonismo rende il contatto inevitabile e accettabile, come dimostra questa risposta: “L’unica possibilità per il bianco di fare la difesa è quella giocata, poi ci può stare che avvenga il contatto”.

Il punto è assicurarsi di riuscire a non creare contatto fisico prima di lanciarsi in un tuffo simile, ed evitare quelle situazioni che i giocatori di alto livello conoscono bene: “È la solita situazione in cui nessuno si vuol fermare e si rischia di spaccarsi qualcosa”.

 

“TUTTI I GIOCATORI SONO RESPONSABILI DEL RISPETTO DELLE REGOLE”

Le regole… queste sconosciute, verrebbe da dire. Perché nelle risposte raccolte dalla Commissione SOTG, sono stati pochi gli intervistati che abbiano citato uno specifico articolo del regolamento a supporto della tesi dell’intervento pulito del difensore.

In alcuni casi sono state desolanti le reazioni degli intervistati alla richiesta di fornire “prove” a sostegno delle loro interpretazioni. I “non so/questa regola non l’ho mai sentita” o “non ho tempo/voglia di controllare” sono forse addirittura peggiori di una risposta errata, perché rivelano una scarsa conoscenza del regolamento, scarsa dimestichezza con gli articoli, e scarsa curiosità nella rilettura del regolamento.

Lacune che non riguardano solo giovani alle prime armi, ma anche atleti di grande rilievo delle nostre nazionali maggiori. Uno di loro infatti scrive: “Sinceramente credevo che la regola precisa del dangerous play non fosse ancora stata ufficializzata… Errore mio? Non l’avevo mai sentita usare prima di Copenhagen”.

Ulteriore nota dolente, è la tendenza del giocatore medio a limitarsi esclusivamente alla lettura del regolamento ufficiale, snobbando le interpretazioni, nelle quali troviamo elementi utili a definire meglio l’applicabilità di una regola (in questo caso, interpretazione 17.3).

Questa diffusa noncuranza porta, nella migliore delle ipotesi, al proliferare di regolamenti apocrifi di cui ciascuno si sente custode. Si crea così una difformità nell’applicazione delle regole, dalla quale derivano famigerate affermazioni del tipo: “Io ho giocato i Mondiali e si è sempre fatto così”.

 

LA FACCIA SPLENDENTE DELLA MEDAGLIA

Ci sembra doveroso sottolineare che, seppure in percentuale inferiore alle speranze, la maggioranza dei giocatori che hanno risposto al video-sondaggio hanno colto la pericolosità dell’azione. Ovvero, il 60% degli intervistati ha correttamente individuato non solo il fallo del difensore, ma anche i rischi corsi dai due atleti nell’episodio specifico.

Risposte come: “Quando ti stacchi dal tuo uomo e senza guardare ti butti sul disco è pericoloso”, indicano la consapevolezza della posizione e la pericolosità derivante da un eventuale contatto, indipendentemente dal risultato della giocata.

Una consapevolezza che a volte permette anche di capire che non sarebbe stato facile per tutti dare  una corretta interpretazione: “Molti giocatori italiani diranno che il tizio fa una difesa pulita e il contatto è successivo, motivando così la contestazione del difensore”.

Davide Morri, responsabile tecnico della Federazione, concorda con la lettura di Berg, e commenta: “Secondo me ci sta il dangerous play perché l’attaccante si è smarcato dal suo uomo e non ha la visuale per vedere arrivare il difensore in poach… Inoltre anche il difensore, probabilmente perché è su sabbia, non ha un buon tempismo, e seppur prenda il disco e poi l’uomo occupa la traiettoria di corsa e la futura posizione dell’attaccante”.

 

IERI, OGGI, DOMANI

Questa analisi sembra suggerire che in Italia venga praticato un ultimate molto fisico, e che regole e SOTG non vengano trasmesse correttamente. Ma anche se è innegabile che alle nostre latitudini vi sia un elevato grado di tolleranza in materia di contatto fisico, è doveroso spezzare una lancia a nostro favore.

Crediamo infatti di poter affermare che, se la medesima azione fosse stata vissuta direttamente dagli intervistati (quindi senza l’ausilio di replay) probabilmente non ci sarebbe stato nessun giocatore che avrebbe esitato a chiamare fallo.

Tuttavia questo video non è stato scelto casualmente: è un episodio di difficile lettura, che riguarda uno degli articoli più importanti del regolamento, quello sul dangerous play. E il sondaggio dimostra che la conoscenza delle regole da parte dei giocatori italiani è mediamente bassa.

Non è tanto la percentuale di risposte non aderenti alla lettura della WFDF a dover stimolare una seria riflessione, ma il fatto che ci si avventuri in interpretazioni quando l’oggetto del sondaggio era uno dei cardini dell’Ultimate: l’assenza di contatto fisico volontario. Quindi non si tratta di una di quelle classiche situazioni discrezionali su cui anche il regolamento lascia del margine interpretativo.

Il livello di competitività nell’Ultimate è in costante crescita. La quantità di contatto fisico che viene considerato incidental varia a seconda del livello della partita. Nell’immagine qui sopra, la meta decisiva nella semifinale del torneo di college USA Ultimate, con Stanford che vince su Oregon 15-13. Entrambe le giocatrici si tuffano sul disco, il contatto c’è ma non viene chiamato nessun fallo. ? quindi importante sottolineare che nel nostro sport, ai massimi livelli, “Ultimate is a non-contact […] sport” non vuol dire che non ci sia contatto in assoluto.

Dal nostro sondaggio, emerge però la tendenza a mettere in secondo piano questo aspetto del nostro sport. Una tendenza che FIFD e la commissione SOTG vogliono cercare di invertire fin da subito, partendo da questo articolo. Vorremmo inoltre sviluppare modi nuovi e diversi per facilitare la lettura e l’interpretazione delle regole, la loro corretta applicazione e di conseguenza migliorare la percezione che all’estero hanno dei nostri club e delle nostre squadre nazionali.

L’educazione dei nuovi giocatori è fondamentale. Siamo in forte crescita, c’è il rischio concreto che messaggi non corretti si diffondano rapidamente. Contiamo sul contributo di tutti per diffondere i messaggi corretti: la conoscenza del regolamento, delle norme dello SOTG, dei limiti al contatto fisico. Per preservare i valori unici del nostro sport.

L’obiettivo è quello di migliorare la conoscenza di regolamento e Spirit Of The Game negli atleti di oggi e di domani, perché possano trasmettere alle nuove generazioni la giusta attenzione alla conoscenza del regolamento e ai comportamenti aderenti ai principi SOTG. Ovvero ciò che ci rende unici nel mondo dello sport e che, più di ogni altra caratteristica, ci offre la possibilità di guardare al futuro con la speranza di crescere e di elevarci al livello delle altre discipline di squadra. E perché no, portarci alle Olimpiadi del 2024.

 

NOTE CONCLUSIVE

Le risposte che sono state prese direttamente dai risultati del sondaggio sono tra virgolette. Per ovvi motivi, in alcune di queste abbiamo corretto errori di sintassi, lessico e ortografia ma lasciando inalterato il senso delle stesse. Il testo integrale delle risposte, rese anonime, è consultabile in allegato.

Le informazioni e le osservazioni sono ricavate dalle risposte date al sondaggio. Le caratteristiche evidenziate nelle frasi citate sono state individuate in almeno il 10% del numero totale delle risposte ricevute, quindi vengono considerate numericamente significative per essere riportate.

Le risposte sono state in totale 81: 39 dal link al sondaggio, 42 da interviste effettuate a singoli giocatori dalla Commissione SOTG. Esiste la possibilità che un numero minimo di risposte siano state date in entrambe le modalità.

Ringraziamo quanti hanno partecipato al sondaggio. Il vostro contributo è stato fondamentale, grazie!

In conclusione, chiediamo a tutti di commentare questo articolo sulla pagina Facebook della Federazione (www.facebook.com/fifdfrisbee), in modo che i commenti possano essere visibili da tutti gli interessati.

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