Se c’era un obiettivo iniziale, per la comitiva azzurra che ha partecipato ai Campionati Europei U17 di Gent, in Belgio, era quello del confronto. Confrontarsi con tante realtà dell’ultimate continentale, migliori e più attrezzate, in modo da poter fare tesoro di questa esperienza e far crescere i nostri giovani atleti e di conseguenza il movimento italiano.
Obiettivo raggiunto, possiamo dire, perché il progetto delle nazionali U17 è partito in ritardo rispetto a quello delle altre rappresentative e molti tra ragazzi e ragazze si sono trovati per la prima volta a rappresentare l’Italia in un contesto internazionale.
Bilancio positivo quindi, indipendentemente dai risultati sul campo. Che non sono stati deludenti, anzi! La spedizione maschile, quinta, se ne torna a casa avendo sfiorato la zona medaglie (che però di fatto le appartiene, dato che la Colombia, seconda, non è certamente una nazionale europea), mentre la femminile, ottava nella classifica finale, pur rimasta a secco di vittorie può giustamente essere soddisfatta del secondo posto SOTG.
Partiamo dalla nazionale maschile, guidata dai coach Marco Dellavedova, Arturo Laffi Arturo e Mattia Marzo. “I ragazzi sono arrivati all'Europeo con un'adeguata preparazione fisica e un'ottima preparazione tattica che ci ha consentito di raggiungere il 5° posto nonostante per molti di questi fosse la prima esperienza simile” commenta lo staff tecnico.
“Rimane l'amaro in bocca per aver perso all'universal e poi di 2 punti le due partite che ci avrebbero fatto salire tra le prime quattro in Europa, rispettivamente contro Colombia, arrivata seconda, e Belgio, quarto”.
Costante, in questo caso negativa, il punteggio poco lusinghiero della classifica SOTG (gli azzurri sono arrivati penultimi, con una media di 9,13).
“Purtroppo non abbiamo avuto molto tempo per parlare di spirito del gioco ai raduni, come non ne abbiamo avuto anche per altre cose inerenti alla tattica di squadra” spiegano i coach, “perché siamo partiti con 60 ragazzi da selezionare, e la scelta definitiva e? stata fatta solo a maggio”. Il resto l’ha fatto l’inesperienza degli azzurri a livello internazionale, messi sotto pressione dall’alto livello della competizione. In questo senso ci sarà da lavorare e già si stanno buttando sul tavolo alcune idee per il futuro.
Futuro a cui guarda con grande ottimismo anche la nazionale femminile, guidata da Greta Melega e Beatrice Sisana. Come detto il ruolino di marcia delle ragazze racconto di un ultimo posto nel ranking e di un antipatico zero nella casella delle vittorie, ma messa da parte la fredda realtà dei numeri, quello che resta è tutt’altro.
“Eravamo l’unica new entry tra le squadre partecipanti” raccontano le allenatrici, “e quindi c’era da aspettarsi che avremmo pagato rispetto a quelle nazionali che già da anni esprimono rappresentative U17. Eppure, nonostante l’ultimo posto il nostro bilancio va considerato molto buono”.
Già, perché pur avendo incassato sconfitte una dietro l’altra, le Girls non hanno mai perso l’entusiasmo: “In questo senso l’esempio è stata l’ultima partita, contro la Gran Bretagna. Le ragazze erano convinte di portare a casa il risultato, ma siamo partite male e finite sotto 7-1. Durante il time out hanno trovato il modo di scuotersi e recuperare le giuste motivazioni e il giusto spirito. La partita si è risolta comunque con una sconfitta, ma abbiamo assistito a un grande recupero fino al 10-7 finale e, soprattutto, al più grande momento di crescita di questo gruppo”.
Messi in bacheca i ricordi, bisogna fare in modo che questa esperienza rappresenti le fondamenta di un progetto più grande e ambizioso. Il gap da colmare nei confronti di altre nazioni è enorme, ma può e deve essere uno stimolo sia per la Federazione che per le società: lavorare sui giovani e coi giovani è l’unica strada da percorrere per sviluppare il movimento dell’Ultimate italiano.